© created by Roberto Colombo
inspired by a project that I have been carrying on for several years, it is a journey into an "Other world", almost a paraphrase of life with its kaleidoscope of emotions.
Hence the parallelism with Dante's divine comedy. A journey into an Other world. A way to interpret and dreamily associate one's own with Dante's experience. Therefore, through the rereading of the text, a new journey is born in the company of the Divine Poet where the stories, the characters, the lands, transcending physical reality, merge into a personal mystical imaginary: in a "Journey to an "Other World". (Project in progress)
La bufera infernal, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta. …….
Intesi ch’a così fatto tormento
enno dannati i peccator carnali,
che la ragion sommettono al talento
Stavvi Minòs, orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne l'intrata;
giudica e manda secondo ch'avvinghia...
Sempre dinanzi a lui ne stanno molte;
vanno a vicenda ciascuna al giudizio;
dicono e odono, e poi son giù volte.
.......... quando noi ci incamminammo attraverso un bosco in cui non c'era nessun sentiero.
Le foglie non erano verdi, ma di colore scuro; i rami non erano lisci, ma nodosi e contorti; non c'erano frutti, ma spine velenose..........Allora stesi un poco la mano e strappai un ramoscello da un gran pruno; e il suo tronco gridò: «Perché mi spezzi?.............
Fummo uomini, e adesso siamo diventati cespugli: la tua mano sarebbe certamente più pietosa, se anche fossimo state anime di serpenti».
«O voi che siete due dentro ad un foco,
s’io meritai di voi mentre ch’io vissi,
s’io meritai di voi assai o poco
quando nel mondo li alti versi scrissi,
non vi movete; ma l’un di voi dica
dove, per lui, perduto a morir gissi».
Taciti, soli, sanza compagnia
n’andavam l’un dinanzi e l’altro dopo,
come frati minor vanno per via.
Vòlt’era in su la favola d’Isopo
lo mio pensier per la presente rissa,
dov’el parlò de la rana e del topo;
Lo duca e io per quel cammino ascoso
intrammo a ritornar nel chiaro mondo;
e sanza cura aver d’alcun riposo,
salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch’i’ vidi de le cose belle
che porta ’l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle.
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