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Dante

Dante

 inspired by a project that I have been carrying on for several years, it is a journey into an "Other world", almost a paraphrase of life with its kaleidoscope of emotions.

Hence the parallelism with Dante's divine comedy. A journey into an Other world. A way to interpret and dreamily associate one's own with Dante's experience. Therefore, through the rereading of the text, a new journey is born in the company of the Divine Poet where the stories, the characters, the lands, transcending physical reality, merge into a personal mystical imaginary: in a "Journey to an "Other World". (Project in progress)

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Canto V   -   Minosse

Canto V  -   Lussuriosi

Canto XIII - Selva dei suicidi

La bufera infernal, che mai non resta,

mena li spirti con la sua rapina;

voltando e percotendo li molesta. …….

Intesi ch’a così fatto tormento

enno dannati i peccator carnali,

che la ragion sommettono al talento

Stavvi Minòs, orribilmente, e ringhia:

essamina le colpe ne l'intrata;

giudica e manda secondo ch'avvinghia...

Sempre dinanzi a lui ne stanno molte;

vanno a vicenda ciascuna al giudizio;

dicono e odono, e poi son giù volte.  

.......... quando noi ci incamminammo attraverso un bosco in cui non c'era nessun sentiero.
Le foglie non erano verdi, ma di colore scuro; i rami non erano lisci, ma nodosi e contorti; non c'erano frutti, ma spine velenose..........
Allora stesi un poco la mano e strappai un ramoscello da un gran pruno; e il suo tronco gridò: «Perché mi spezzi?.............
Fummo uomini, e adesso siamo diventati cespugli: la tua mano sarebbe certamente più pietosa, se anche fossimo state anime di serpenti».

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Canto XXIII  -  Fuga di Dante e Virgilio nella VI Bolgia

Canto XXVI   -   Incontro con Ulisse e Diomede

Canto XXXIV  -    E quindi uscimmo a riveder le stelle

«O voi che siete due dentro ad un foco,

s’io meritai di voi mentre ch’io vissi,

s’io meritai di voi assai o poco

quando nel mondo li alti versi scrissi,

non vi movete; ma l’un di voi dica

dove, per lui, perduto a morir gissi».  

Taciti, soli, sanza compagnia

n’andavam l’un dinanzi e l’altro dopo,

come frati minor vanno per via.  

Vòlt’era in su la favola d’Isopo

lo mio pensier per la presente rissa,

dov’el parlò de la rana e del topo;

Lo duca e io per quel cammino ascoso

intrammo a ritornar nel chiaro mondo;

e sanza cura aver d’alcun riposo,

salimmo sù, el primo e io secondo,

tanto ch’i’ vidi de le cose belle

che porta ’l ciel, per un pertugio tondo.

E quindi uscimmo a riveder le stelle.

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